Osteofluidica Cranio Sacrale: scacco matto allo stress!

Osteofluidica Cranio Sacrale: scacco matto allo stress!

Quando il corpo è liberato, trova da solo la soluzione ai suoi problemi”: questo è il principio cardine su cui si fonda l’Osteofluidica cranio sacrale.

Una metodologia ideata dal prof. Maurice Raymond Poyet osteopata francese scomparso nel 1996, allo scopo di restituire all’organismo le sue potenzialità di “auto-riequilibrio energetico”. Un veloce rilancio dell’energia all’interno del corpo, senza utilizzare alcuna manipolazione strutturale, ma solo leggeri sfioramenti che riproducono, in un certo senso, la leggerezza di una farfalla che si posa su un fiore.

L’idea di benessere e relax è già nell’aria, vero?

Bene, per saperne di più, wellMe ha intervistato un esperto in materia: Fabio Rizzo.

Massofisioterapista, osteopata, kinesiologo, naturopata, riflessologo (specializzatosi in Francia). Pratica ed insegna questa disciplina integrandola con le sue esperienze di kinesiologia, medicina tradizionale cinese e riflessologia.

Cosa s’intende esattamente per Osteofluidica Cranio Sacrale?

L’Osteofluidica Cranio Sacrale è una tecnica di medicina naturale utile per risolvere diversi disturbi dell’organismo. Ripristinando l’equilibrio dei ritmi biologici (linfa, sangue e liquido cefalorachidiano) e permettendo ottimi risultati fin dalla prima seduta.

Poyet sosteneva l’idea della globalità, per cui la persona è un “piccolo Tutto” inserito nel contesto di “un grande Tutto” (il mondo). All’interno del piccolo Tutto riveste grande importanza l’insieme composto da osso sacrocolonna vertebralecranio, concepito come un computer. Di cui l’osso sacro rappresenta la tastiera, la colonna vertebrale il cavo di connessione e il cranio il monitor.

Gli sfioramenti dolci eseguiti principalmente sull’osso sacro sono il “pezzo forte” di questa disciplina. Digitando, infatti, sulla tastiera di comando gli input codificati dal metodo, essi permettono all’organismo di recuperare la migliore circolazione energetica possibile. Liberandolo inoltre dai blocchi che intralciano il libero flusso dell’energia dal coccige fino al cranio.

Questi “blocchi” rappresentano i nostri stress?

Certamente. E l’obiettivo è proprio quello di riportare armonia: all’origine dei nostri malesseri, infatti, ci sono disarmonie. Ogni volta che il nostro corpo vive uno stress (e in media ogni persona ne affronta uno importante a settimana!), esso reagisce “globalizzandone l’impatto”. Questo avviene per renderlo il più tollerabile possibile per la distribuzione di energia (creando un equilibrio di compensazione).

Ciò comporta, al tempo stesso, un “immagazzinare in memoria” le tracce degli squilibri compensati. I risultati del fenomeno, con il passare del tempo, sono i seguenti: alterazioni alla struttura dei muscoli, dei tendini, delle articolazioni,  e delle vertebre.

A questo punto saremo in grado di capire da soli che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe…

Possiamo dire, quindi, che l’Osteofluidica Cranio Sacrale sia utile per problemi psicosomatici? E, in genere, a chi è consigliata?

Qualsiasi stress fisico (come un trauma) o emotivo (un forte turbamento, un dolore, non poter rivelare un segreto, un conflitto relazionale sociale oppure affettivo ) si ripercuote sull’intero organismo.

Molte emozioni, ad esempio, si riflettono sulla muscolatura e sulla postura. Pensiamo alla necessità di controllare i propri sentimenti (che porta a serrare con forza le mascelle o i glutei o stringere i pugni) o ad episodi in cui l’ansia e la paura inducono una chiusura anomala delle spalle.

Personalmente opero sull’ energia vitale dei miei pazienti in maniera differenziata, a seconda delle manifestazioni psicosomatiche localizzate in precisi punti che impediscono all’energia di fluire dove necessita. In generale, essendo un trattamento dolce e non invasivo, il Metodo è privo di controindicazioni e adatto a tutti.

In particolare, è d’aiuto in casi di : lombalgie, cervicalgie, traumi da cadute, sinusiti, allergie, mal di testa, emicranie, per l’apparato riproduttivo, per la gravidanza, mestruazioni dolorose. O ancora dopo il parto per riequilibrare il bacino, per il bambino, per il trattamento delle cicatrici, attacchi di panico, ansia.

Come si svolge una seduta e quante ne occorrono per verificare i primi risultati?

Una seduta di Osteofluidica Cranio Sacrale consente un’autocorrezione spontanea da parte dell’organismo, senza forzature. Per ottenere risultati sensibili possono bastare tre sessioni o, a seconda dei casi, anche una soltanto.

Per quasi tutto il tempo della seduta la persona rimane sdraiata, in alcuni momenti a pancia in giù, in altri a pancia in su e può rimanere tranquillamente vestita. La durata è di poco più di un’ora e sono necessarie, per un buon mantenimento nel tempo, almeno due sedute l’anno.

Le diverse fasi di cui si compone una sessione sono 4.

La prima riguarda l’ascolto tattile: si verifica lo stato di compensazione in atto in quel momento, “ascoltando con le mani” come l’energia circola in ogni regione del corpo.

Dopo questa fase preliminare si passa al vero e proprio piano d’azione: l’operatore libera dallo stress accumulato cercando di agire localmente per sciogliere i nodi di tensione e liberare l’organismo nel suo insieme, dolcemente e gradualmente, dai blocchi energetici.

La terza fase prevede la concentrazione dell’operatore sull’osso sacro, a partire dal quale si avvia il ripristino del flusso energetico. Grazie a sfioramenti veloci e delicati (mai più forti di una farfalla che si appoggia su un fiore), si suggerisce un’informazione di rilancio dei fluidi all’organismo, che sarà libero di accettarla o meno, senza imposizioni. Una volta terminata la seduta il paziente è invitato ad alzarsi e “fissare nella coscienza” corporea l’equilibrio fluidico ritrovato.

La quarta fase, infatti, riguarda l’accertamento energetico che l’operatore effettua toccando determinati punti del cranio, così da verificare gli effetti stessi della seduta.

Dove è possibile recarsi e come si può fare per imparare il metodo che lei insegna?

Per agenzie e direzioni didattiche o imprese interessate alla formazione e per chi fosse interessato a trattamenti di osteofluidica si possono trovare maggiori informazioni sul mio sito www.osteopatiafluidica.com.

Foto di Nico H. da Pixabay

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Voglie in gravidanza: leggenda o realtà?

Voglie in gravidanza: leggenda o realtà?

Navigando qui e là per internet mi imbatto in queste domande sulle voglie in gravidanza e relativa risposta “scientifica” e molto sintetica…

Voglie in gravidanza: il caso

Salve dottoressa,volevo chiederle se è vero che se non si soddisfa una voglia in gravidanza il bambino può venire fuori con delle macchie sul corpo, tipo di fragola o altre cose del genere. Visto che sono una persona golosa vorrei sapere lei che ne pensa a proposito di questo argomento. Grazie.

Cara dottoressa, sono una signora incinta al terzo mese e le vorrei rivolgere delle domande. E’ vero che quando una è incinta quello che vede deve assaggiare se no gli può capitare che il bambino abbia una macchia nel posto in cui la mamma si tocca con la mano?Mi hanno detto che se una vede (per esempio) le cotiche di maiale e non le assaggia il bambino può venire fuori con un pezzo di pelle uguale a quella del maiale è possibile?La prego mi risponda perchè questi dubbi mi stanno ossessionando e non ne parlo con la mia ginecologa per paura che mi prenda per pazza.La ringrazio in anticipo.

Risposta:

Si chiamano così quegli improvvisi, irresistibili, urgenti desideri di qualche cibo in particolare che rendono nervose, irritabili e capricciose almeno fino alla soddisfazione degli stessi.

A dar retta alle leggende popolari tramandate di bocca in bocca o alle nostre nonne, se questi desideri non vengono soddisfatti in fretta e la futura mamma rimane, appunto, con la ‘voglia’ di qualcosa. Il bambino nascerà con quella voglia sottoforma di macchia sulla pelle, macchia che per forma e colore ricorderà il cibo tanto desiderato. Si avranno così macchie biancastre se la voglia era di latte o piccole escrescenze scure se la preferenza era per le more.

Ovviamente (e meno male…) i medici e la scienza in genere smentiscono tutto ciò. Non c’è collegamento tra le macchie cutanee del bambino e i gusti alimentari della mamma. Quelle macchie sono solo ‘angiomi’ e possono presentarsi indipendentemente dall’alimentazione della gestante.

Fine.

Non riesco a trattenermi dall’esprimere sull’argomento  un punto di vista un po’ piu “integrato”,buona lettura…

Foto di Tawny van Breda da Pixabay

Voglie in gravidanza: cambio di prospettiva

Una donna gestante,è presa improvvisamente dal desiderio di una data sostanza alimentare o solida o liquida.  Essa entra in uno stato ansioso e agitato che si calma quando è appagato il suo desiderio.

Ma se in questo stato di sovreccitazione nervosa ,essa si tocca con la punta delle dita in una parte qualsiasi del corpo,il neonato porterà impressi sulla pelle segni e macchie (sono queste le voglie in gravidanza) corrispondenti per forma e colore alle sostanze che furono oggetto della voglia,e topograficamente situato nel punto preciso corrispondente a quello toccato dalla madre nel proprio corpo.

La mano della madre sarebbe dunque conduttrice di un onda elettromagnetica che attraversando fulmineamente i suoi tessuti andrebbe  a scaricarsi,a convibrare ,con un perfetto e omologo parallelismo nel segmento fetale corrispondente.

Come un metallo fuso aderisce alla forma che lo contiene in ogni più piccola porzione,cosi il feto aderisce alla madre. I nei non presentano sintomi subiettivi e hanno immutabilità topografica:possono  tuttavia crescere o diminuire in rapporto alle stagioni quando rappresentano frutti o simili. Si resta sorpresi dalla precisa coincidenza dei nei con le linee tracciate dall’anatomia di alcune regioni.

Sarà solamente suggestione?

Attribuire questi fenomeni alla suggestione,che è una parola come un’altra,non una spiegazione. Fa venire in mente l’avvertimento di Mefistofele allo scolaro:”Là dove mancano i concetti metti una parola,con cui ti sarà facile disputare e apparecchiare un sistema”. Si suggestionano anche gli animali?

S.Agostino nel libro decimo della Città di Dio,narra che Giacobbe per variare i parti delle pecore,quando voleva prodotti bianchi metteva nell’abbeveratoio delle pecore gravide bacchette di pioppo sbucciato,e quando voleva prodotti neri metteva bacchette di colore scuro. E anche gli allevatori di cavalli quando vogliono prodotti di manto bianco usano distendere panni bianchi davanti alla femmina in atto di essere fecondata.

Ma non sempre i nei materni si distribuiscono lungo le vie nervose. Anzi spesso seguono la disposizione di territori vascolari periglandolari e soprattutto intorno i follicoli dei peli,da qui la frequenza di nei pelosi.

Secondo lo spessore e la qualità dei tessuti interessati possono essere angiomi,fibromi,macrodermie varie  e volgersi anche a natura sarcomatosa ed epiteliomatosa. Quindi i nei appaiono come un tratto d’unione fra la voglia materna di natura semplicemente pigmentaria e una neoplasia che si può trasformare in tumore maligno.

Come nascono le voglie

Le voglie in gravidanza sorgono per un eccitazione  esterna per mezzo degli organi dei sensi per lo più della vista e dell’odorato.

I casi sono due: o la madre ha veramente desiderio di una certa sostanza,o questa si presenta a lei casualmente facendo nascere la voglia in gravidanza che prima non c’era;in tal caso la madre è passiva non ha la voglia;è la sostanza che si impone a lei,quasi con ripugnanza.

Talvolta il bisogno sorge impellente ed è strano che molte volte sia di cotica di maiale con relativi peli. Meriterebbe questa particolarità un indagine approfondita.

Altre volte,la gestante non pensa e desidera nulla;ma se in una gastronomia viene esposto un fegato di maiale sul banco degli alimenti,la gravida lo stampa sull’avanbraccio del neonato con relativi lobi e colorito rosso bruno

Ma se la vetrina di un pasticcere fa mostra di cioccolato e la gravida in atto di meraviglia e di desiderio porta la mano alla faccia,la figlia che nasce porterà sulla regione zigomatica sinistra,una macchia nerastra corrispondente per forma e grandezza al polpastrello del dito medio della madre.

In questi e altri casi si nota sempre la predominanza del colore rosso,vale a dire l’azione di una vibrazione a lunghezza d’onda determinata;e sappiamo,d’altra parte,che piante e animali si sviluppano meglio sotto l’influenza di radiazioni rosse.

Queste pigmentazioni cutanee diventano più appariscenti nelle stagioni corrispondenti alla maturazione dei rispettivi frutti. Esse dunque entrano in risonanza con la natura esteriore sintonizzandosi alla lunghezza d’onda propria del soggetto.  Ma in altri casi,la voglia materna si dematerializza ancora per assumere un più profondo significato.

Il rapporto tra il nascituro e il mondo esterno

Una contadina gravida è sorpassata per la via Salaria da un pecoraio della campagna romana che porta nel suo carretto latte e ricotta. La buona donna prosegue la strada fino alla lontana chiesa di S. Agostino,inseguita da un disgustoso odore di ricotta.

Il figlio che nasce presenta sul dorso un lembo di cute disegnata a cestello di vimini in mezzo alle cui maglie,traspare il bianco della ricotta. In questo caso la madre è stata intermediaria inconscia tra il nascituro e il mondo esterno.

Una signora che trovasi alla sua prima gravidanza(ne seguirono altre sei perfettamente normali) nottetempo è assalita dalla voglia di Cassia,che è una pianta esotica delle indie Orientali. La signora non aveva mai visto quest’albero:né è cosa desiderabile un purgante come è la polpa di Cassia. Il figlio nasce con una bacca di Cassia riprodotta sulla regione perineale.

Allora sorge la domanda:la voglia “in gravidanza” proviene dalla madre o dal figlio? La risposta diventa meno ardua quando si osserva il modo di comportarsi delle gravidanze gemellari rispetto alle voglie materne.

Voglie e gravidanza gemellare

Una contadina nelle vicinanze di Firenze passando dinanzi alla fattoria di un antico castello,sente la voglia di vino e dopo essere stata soddisfatta,sorge una seconda voglia anch’essa appagata con un secondo bicchiere di vino.

La donna appena fuori dalla fattoria,percepisce una terza voglia che,per vergogna,non vuole soddisfare e si sforza di tornare a casa dove poco dopo abortisce. Essa aveva tre feti e per ognuno di essi aveva avuto voglie in gravidanza. E quindi la richiesta non veniva da lei ma dai figli.

Soddisfatti due di essi,il terzo essere in formazione aveva in qualche modo sentito la mancanza di questo stimolo di ordine simbiotico?

Non certo di ordine chimico. Poiché le linfe materne andavano a tutti e tre i feti, due restarono appagati, il terzo no,perché non ebbe il vino richiesto e provocò l’aborto. Si direbbe per via psichica,come per una mancata simmetria dell’edificio in formazione: tre torri sopra una stessa piattaforma.

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Artrosi lombare nell’evoluzione dell’Essere

Artrosi lombare nell’evoluzione dell’Essere

L’Artrosi lombare comprende disturbi come Lombalgia-Sciatica–Colpo della strega o mal di schiena, in ogni caso risulta sempre dolorosa e limitante.

Se il blocco perdura o si aggrava notevolmente ne risultano dolore, disagio,malattia e disturbi.

L’obiettivo del massaggio è di aiutare i pazienti a sciogliere questi blocchi. Perché quando l’energia non è più soggetta a restrizioni il corpo può dar corso al processo risanatore.

I carichi fisici sono di gran lunga i meno gravosi, poiché di questi gli esseri umani sono consapevoli.

Al giorno d’oggi sono soprattutto i pesi e i fardelli inconsci quelli che opprimono gli uomini e gravano sui dischi intervertebrali.

Di seguito una guida sull’artrosi lombare, e un approfondimento sull’evoluzione della spina dorsale e dell’Essere.

Non bisogna cercar di guarire il corpo senza cercar di guarire l’anima.

Artrosi lombare secondo Platone

L’organo più impegnato del nostro fisico è la colonna vertebrale, che collega la parte superiore del corpo (testa), con quella inferiore (bacino).

Il suo nome (Columna vertebralis) contiene, in quanto tale, solo una parte di verità, dato che per tutta la vita dell’individuo questa svolge più il ruolo di un arco flessibile che quello di una vera e propria colonna.

Considerata da questo punto di vista, possiamo dire che assume la forma di una doppia S.

La colonna vertebrale si comporta come un’unità funzionale che consiste di: 7 cervicali, 12 dorsali, 5 lombari, 5 sacrali e 3 coccigee.

Alla colonna vertebrale sono legati i 550 muscoli, i 400 legamenti e tendini dell’apparato di sostegno preposto alla stabilità. Che al tempo stesso deve garantire la sorprendente mobilità delle 144 articolazioni.

Eccetto le due vertebre superiori, Atlas e Axis, tutte le altre hanno una forma simile.

Vertebre e colonna vertebrale

Mentre i massicci corpi delle vertebre sopportano il peso del corpo, il canale vertebrale, formato dai fori delle vertebre poste una sopra all’altra, protegge il sensibile midollo spinale. I cui nervi si diramano attraverso le stesse strutture vertebrali.

La diversa mobilità che caratterizza ognuna delle sue parti principali è dovuta soprattutto alla presenza dei dischi intervertebrali.

D’altro canto, non c’è alcun dubbio che possiamo divenire uomini autentici solo attraverso la spina dorsale.Come l’energia, anche l’uomo integro deve salire seguendo l’asse centrale fino a raggiungere l’estrema rettitudine.

Le 5 vertebre lombari hanno il compito di far si che l’essere si “verticalizzi” nel proprio “tempo” e nel proprio “spazio” ,esse sono ben raffigurate nell’uomo di Leonardo.

Le 12 vertebre dorsali sono collegate alle “fatiche di Ercole” verso la fatica nel divenire consci del proprio essere.

Le 7 vertebre cervicali sono i gradini della  scala del sogno di  Giacobbe. Che sale verso il cielo, verso la trinità delle tre vertebre craniali occipite sfenoide ed etmoide che rappresentano la massima realizzazione della nostra divinità terrena.

Lo sviluppo dell’Essere e della spina dorsale

Anche altre culture antiche conoscevano le forze che scorrono lungo la colonna vertebrale.La dottrina cinese dell’agopuntura dà una grande importanza ai meridiani energetici e a questo modo di considerare le cose.

Il serpente, che ha sedotto i primi uomini inducendoli a vivere nel mondo della polarità, consente loro di crescere al di là della polarità stessa e di tornare nell’unità, cioè alla salute.

Così il serpente diviene anche il simbolo dell’evoluzione.

Come il risveglio dell’energia del serpente Kundalini è decisivo per far sì che l’uomo si elevi e si trasformi in vero uomo spirituale. L’acquisizione della posizione eretta da parte dei primi esseri umani permise loro di acquisire caratteri umani nel senso più autentico.

Normalmente sui dischi intervertebrali viene esercitata una pressione di circa 30-50 chilogrammi, ma appiattendosi essi sono in grado di sopportare un peso quadruplo.

È possibile misurare la capacità di adattamento della spina al carico con un semplice metro.

Di mattina l’essere umano è certamente più alto di quanto lo sia la sera. Il peso del giorno infatti grava su di lui al punto di farlo abbassare (fino a un massimo di due centimetri).

Lo sviluppo dell’essere umano e quello della spina dorsale sono strettamente collegati.

Per questo non dobbiamo sorprenderci se i problemi più generali che possono affliggere la spina dorsale hanno le loro radici nella storia dell’evoluzione personale di ciascuno.

Conclusioni

D’altro canto, se si riflette sul fatto che nella nostra società una persona su due soffre di mal di schiena, è possibile capire quanto sia arretrata ancora oggi la nostra condizione.

Camminare eretti è una facoltà esclusiva dell’uomo, resa possibile dalla curvatura del piede, diversa da quella di qualsiasi altra creatura vivente.

Per questo, insieme alla colonna vertebrale, da un punto di vista anatomico l’incavo presente nella pianta del piede (l’osso cuneiforme centrale tra i tre)  è l’elemento più umano dell’uomo.

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Attacchi d’ansia: come superarli

Attacchi d’ansia: come superarli

Gli attacchi d’ansia sono provocati da una sensazione di paura estrema di fronte ad una sensazione di pericolo, che sia vero o solo presunto. Nel momento in cui l’essere umano prova paura perché è in pericolo, o crede di esserlo, il cervello aziona automaticamente un meccanismo di difesa. Che porta al rilascio di una quantità maggiore di adrenalina rispetto al normale.

Quando il pericolo è reale, l’adrenalina risveglia l’attenzione e porta il corpo a sfruttare il massimo dell’energia muscolare. In questi casi, l’ansia è una risorsa fondamentale che aiuta corpo e cervello a stare in allerta, e a trovare un modo per uscire dal pericolo.

Se però gli attacchi d’ansia si manifestano in maniera ingiustificata, eccessiva e più spesso del normale, ci si trova di fronte ad un disturbo.

A questo punto, è importante trovare il metodo di uscire da questo “circolo vizioso”, che può causare seri problemi alle persone e al loro modo di vivere.

Attacchi d’ansia: quando la paura “invalida” la vita

Capita spesso che, di fronte a una situazione di tragedia o di grave pericolo, una persona faccia automaticamente cose che normalmente non sapeva di poter fare. Si pensi a quando si sente qualcuno dire “Non so dove ho trovato la forza per fare quello che ho fatto”. In realtà, quella forza è scaturita meccanicamente dal cervello, che ha dovuto trovare un modo per difendersi, sopravvivere e salvarsi dal pericolo.

L’ansia è dunque una condizione naturale dell’essere umano, che in molti momenti della vita si trasforma in forza. Il problema nasce però quando non esiste un pericolo reale, ma immaginario. Si pensi alla fobia di affrontare la gente, ai disturbi ossessivo-compulsivi, o ai disturbi post-traumatici.

Queste situazioni risultano invalidanti per la vita di una persona, e anche per la stabilità mentale. Nel momento l’individuo entra nell’ottica di provare paura per una cosa che generalmente non dovrebbe fare paura, il cervello sente comunque il pericolo e attua il suo meccanismo di difesa.

Dunque inizia la sudorazione, la tachicardia, la sensazione di mancanza di respiro, i dolori al petto, la nausea. E queste condizioni possono tradursi secondo la differenziazione di intensità fino in attacchi di panico.

Tali esperienze, soprattutto quando diventano frequenti nella vita di tutti i giorni, è come se rendessero invalida la persona che li subisce. Gli attacchi d’ansia infatti tendono a bloccare l’individuo e gli impediscono di affrontare anche le situazioni più facili e comuni.

In qualche modo, l’ansia eccessiva rende la persona incapace di reagire, e condizionata costantemente dalla paura di non sapere cosa fare per “mettersi in salvo”.

Ansia ingiustificata: come l’osteofluidica può essere d’aiuto

A questo punto, diventa necessario l’intervento di un professionista, che sappia come agire per riportare l’individuo alla realtà. E per ripristinare nel suo cervello la normale condizione di vita e la proporzione naturale della paura.

La disciplina osteofluidica, nei casi di attacchi d’ansia, può costituire realmente un percorso di salvezza. Tale terapia infatti si occupa sostanzialmente di ascoltare il corpo e i fluidi che scorrono al suo interno.

Durante il trattamento, il professionista è in grado di comprendere quali sono le cause che generano questo livello di panico nell’individuo. Sfiorando dei punti precisi nel corpo, egli riesce a liberare l’energia interna che è “soffocata” dalla paura, e aiuta la persona a liberarsi.

I trattamenti dell’osteofluidica però, non consistono solo nell’approccio fisico con il paziente. Il professionista infatti, durante tutto il percorso, comunicherà costantemente con l’individuo e riuscirà a risvegliare la sua coscienza, portandolo nella condizione di auto-guarirsi da quei traumi che ha subito. E che, appunto, condizionano il suo cervello fino a provocargli i frequenti attacchi d’ansia.

Si interagisce quindi con le restrizioni inibitrici dei maggiori flussi energetici, attraverso respirazioni localizzate e normalizzazioni muscolari delle emi-cupole diaframmatiche, per intervenire immediatamente nel ricreare lo spazio sufficiente all’energia per poter ritrovare la sua migliore distribuzione circolare.

Il muscolo diaframmatico è responsabile infatti delle maggiori tensioni in ambito emozionale oltre ad essere sede del plesso solare. Il diaframma “grande dimenticato” come viene chiamato dagli esperti è infatti un muscolo potentissimo in grado se teso di restringere gli orifizi che ospitano il passaggio del nervo vago e dell’aorta, cause prime del senso di pericolo percepito.

Sostanzialmente, la disciplina osteofluidica è in grado di insegnare alla persona come diventare padrona della propria vita. Nel momento in cui impara a scegliere consapevolmente e a conoscere il proprio potenziale, l’individuo smette di “sentirsi vittima” e inizia a vivere davvero in libertà.

Foto di Pete Linforth da Pixabay

La nascita è il primo trauma della vita

La nascita è il primo trauma della vita

La nascita è il primo trauma della vita. Al momento del parto la potenza delle contrazioni uterine sul cranio fetale non è sempre senza conseguenze.

Inoltre certe tecniche come l’utilizzo di forcipe, ventose o parto cesareo presentano degli effetti di costrizione supplementari sul cranio del neonato. Alla nascita il cranio del neonato è sciolto e malleabile ma il parto può essere causa  di tensioni intra craniche impercettibili da vedere.

Ed è per questo prudente e consigliabile effettuare una visita di controllo da un osteopata che possa riequilibrare queste tensioni permettendo ai vostri bambini il miglior sviluppo psicomotorio possibile senza costrizioni meccaniche.

Nascita, parto e bambini: la visita dall’osteopata

Un bambino nato con parto cesareo non avendo avuto il cranio modellato dalle pressioni uterine dovrebbe anch’esso effettuare questa visita di controllo.

Un parto può assolutamente essere senza conseguenze negative per il bambino. Ma a volte, delle tensioni invisibili presenti alla nascita e non trattate possono avere effetti più o meno evidenti. Come ad esempio rigurgiti, certi strabismi, agitazione iper attivismo, turbe del sonno otiti croniche.

Dopo questa visita di controllo è bene rivedere l’osteopata verso i sei mesi al momento che il vostro bambino passa in posizione seduta poi a un anno al momento in cui cammina.

Per quanto concerne i lattanti di meno di 6 mesi chiedete un certificato di non controindicazione al vostro pediatra prima di recarvi dall’osteopata.

In tutti i casi si può intervenire con manovre di liberazione fluidiche intra craniche ad ogni età. Questo produce una migliore circolazione del liquido cefalo rachidiano con effetti benefici estesi a  tutto l’organismo.

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