La mobilità articolare non è altro che la capacità di muovere una o più articolazioni insieme, con la massima estensione possibile e senza provare dolore. È conosciuta anche col nome di flessibilità o estensibilità.
Avere una buona mobilità articolare è molto importante, perché grazie a questa si riesce a muovere le proprie articolazioni liberamente. Ma è fondamentale inoltre per mantenere il fisico in salute, per tenere una postura corretta e per condurre qualsiasi tipo di attività sportiva.
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Vediamo nello specifico di cosa si tratta e come si fa a migliorarla.
Mobilità articolare: che cos’è?
La mobilità articolare non è una pratica che si acquisisce in maniera innata, bensì di una capacità che va sviluppata e mantenuta in esercizio nel tempo.
Tuttavia, ogni individuo possiede un fisico differente da quello degli altri. Ed inoltre, esistono persone che nascono con un’incredibile abilità genetica di muovere e flettere i propri arti in maniera molto più sviluppata rispetto a tante altre. In ogni caso però, si tratta sempre di una capacità da allenare e tenere attiva nel tempo, altrimenti non avrà modo di durare a lungo.
La flessibilità degli arti dunque necessita di essere allenata. Ma, come per tutte le cose, è necessario trovare un equilibrio e stare attenti a non esagerare. Infatti, un’eccessiva mobilità porta i muscoli a muoversi meglio, ma anche a “sopportare” meno.
La mobilità articolare, sia quando è troppo ridotta che quando è troppo sviluppata, può condurre al rischio di lesioni.
Trovare un equilibrio: stretching, esercizi attivi e passivi
Per avere una buona e sana mobilità articolare, è fondamentale sapere prima di tutto che i muscoli vanno riscaldati. Infatti, lo stretching prima di un qualsiasi sforzo fisico, è il metodo migliore per allungare i legamenti e renderli più preposti al movimento.
In generale comunque, la flessibilità degli arti si sviluppa in maniera sana grazie alla combinazione di esercizi attivi e passivi.
Per flessibilità attiva si intende l’abilità di assumere in maniera autonoma delle posizioni distese servendosi solo della propria forza. Per esempio, quando si solleva una gamba e la si mantiene alzata utilizzando unicamente i muscoli della stessa. Senza alcun supporto esterno.
Si tratta invece di flessibilità passiva nel momento in cui si distende un arto, ma lo si mantiene in tensione con l’aiuto di un supporto, un attrezzo o un compagno di allenamento. Ad esempio, quando si solleva una gamba e la si mantiene distesa poggiandola ad un’asta.
La mobilità articolare passiva è quella che comunemente allena e sviluppa chi vuole condurre una vita sana con movimenti del fisico fluidi e non “macchinosi”. Quella attiva invece è molto più difficile da allenare, e generalmente viene sviluppata a livello agonistico.
In ogni caso, per riuscire ad ottenere un ottimo equilibrio nella capacità di muovere i propri arti senza pericolo, i punti fondamentali da rispettare sono due: