Cellulite: sintomi, cause, rimedi

Cellulite: sintomi, cause, rimedi

La cellulite si manifesta nel momento in cui si verifica una degenerazione dei tessuti sottocutanei. In sostanza, quando è presente una quantità di liquido tale da ricoprire totalmente le cellule adipose. Tale condizione causa la trasformazione dei tessuti, che assumono una forma fibrosa.

A quel punto, questi cambiamenti risultano ben visibili sulla cute anche esternamente. E si manifestano con la cosiddetta “pelle a buccia d’arancia”. La problematica colpisce soprattutto le donne, sin dall’età adolescenziale, per via dei cambiamenti ormonali. 

Quando si manifesta al primo stadio, si tratta di un disturbo praticamente innocuo. Se però dovesse peggiorare, le conseguenze possono essere molto gravi.  

Vediamo quali sono i sintomi, le cause e i rimedi per la cellulite. 

Cellulite: i sintomi più comuni

La cellulite può provocare differenti sintomi in base alla sua gravità. 

Come dicevamo, il primo sintomo che si avverte quando la persona si trova al primo stadio è il cambiamento estetico della pelle. È comune inoltre sentire un leggero gonfiore, e una sensazione di pesantezza nella zona interessata. 

Generalmente, si manifesta più che altro sulle gambe, sulle cosce, sui glutei e sulle braccia. 

Il tutto tende a peggiorare quando la persona passa al secondo stadio. La zona inizia a diventare sempre più pallida e tendente al rossore. Al tatto, si può sentire come la cute sia poco elastica, come se si stesse indurendo. Inizia a manifestarsi anche una sensazione di dolore più o meno intensa. 

Al terzo e quarto stadio, la persona diventa ovviamente più preoccupata. La cute è visibilmente rossastra e compaiono anche degli evidenti ematomi. L’aspetto rugoso è ancor più visibile, e la pelle è molto rigida. 

Si possono sviluppare degli edemi e degli eritemi, il dolore diventa sempre più intenso. È possibile inoltre che sulla cute si vengano a creare anche bolle e vesciche. 

Le possibili cause

Secondo gli studi scientifici, non esiste una sola causa che provochi la cellulite. Il manifestarsi della problematica infatti può essere imputabile a ragioni genetiche, ma anche ad uno stile di vita troppo sedentario. 

Sul piano psicosomatico la persona (nove volte su dieci, donna) si sente “spremuta come un arancia” vive incombenze quotidiane “pressanti” con famiglia- figli- lavoro-casa a volte genitori, senza autorizzarsi il tempo per sé stessa.

Ma è possibile inoltre che sia un problema legato alla costituzione, o che sia causato dai cambiamenti ormonali. Ciò che si sa per certo però, è che l’eccesso di liquido che avvolge le cellule adipose, è dato da un’alterazione del sistema del microcircolo. 

La condizione può peggiorare se il soggetto è un fumatore, e se fa abuso di alcool, tè o caffè. 

Se la cellulite diventa infettiva poi, significa che si è verificata anche un’infezione batterica nel tessuto sottocutaneo. Questa generalmente è dovuta a stafilococchi e streptococchi, che sono riusciti a penetrare attraverso lesioni o lacerazioni. 

I rimedi naturali

Quando la cellulite si trova ad uno stadio molto avanzato, oppure è di tipo infettivo, è necessario consultare il proprio medico per conoscere quali siano le cause, e la terapia più giusta da adottare.

Se invece la persona è ancora allo stadio iniziale, è possibile migliorare la condizione facendo in modo di stimolare il corretto funzionamento del microcircolo e la circolazione in generale. 

Si consiglia di prediligere un’alimentazione sana ed equilibrata, e di svolgere regolarmente esercizio fisico. Risultano molto utili anche i massaggi, oltre che nella zona interessata, anche in tutto il resto del corpo. Così da stimolare l’afflusso di sangue. 

Per quanto riguarda i rimedi naturali, esistono delle tisane che sono specificamente consigliate per migliorare la circolazione. Le più raccomandate sono quelle a base di: Ginkgo Biloba, rosmarino e vite rossa.

Foto da www.freepik.com

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Paura di amare: come fare per superarla?

Paura di amare: come fare per superarla?

La cosiddetta “paura di amare”, come si può immaginare, in realtà rimanda a diversi concetti. Che spesso non coincidono veramente con quello che è l’amore in sé. 

La maggior parte delle volte infatti, questo timore ha radici più profonde, che possono avere molte cause. È possibile che a provocarla sia stato un trauma passato, oppure che ci sia una difficoltà reale nel concedere fiducia agli altri. 

In ogni caso, sappiate che la paura di amare può essere superata. Di seguito scopriremo come. 

Paura di amare: quali possono essere le cause?

La paura di amare, conosciuta scientificamente come “filofobia”, il più delle volte non è data dalla reale paura di innamorarsi di qualcuno. Ma, più che altro, dal terrore di soffrire, di essere abbandonati oppure traditi. 

Si ha quindi più paura delle conseguenze che l’amore può portare, invece che dell’amore vero e proprio. Le cause possono essere tra le più disparate, di solito però questo timore è la conseguenza di una ferita passata. In tale circostanza, la paura si è sviluppata dopo essersi concessi all’amore almeno una volta. 

Quella volta, molto probabilmente, la relazione si è conclusa con un tradimento o con un abbandono da parte del partner. E questo ha provocato un dolore talmente grande da portare la persona ad una chiusura totale verso l’amore. 

Il timore di amare però può nascere anche da un forte concetto di indipendenza che si ha della propria vita. In questo caso, solitamente a soffrirne più spesso sono gli uomini, che tendono a chiudersi di più in se stessi rispetto alle donne. 

Questo tipo di uomo, in genere, è dovuto crescere in circostanze particolari. E spesso non ha avuto un buon esempio di amore da parte della famiglia e delle persone attorno a sé. Per tutta la vita ha dovuto cavarsela con le sue forze, ed è quindi abituato a non chiedere e a non dare. Non si concede ai sentimenti perché sa che sono l’unica cosa che non può controllare. 

Come superare il terrore di concedersi a qualcuno

Per tutti gli scettici e le persone che credono di essere senza speranza, sappiate che la paura di amare si può superare. 

Alcune volte si tratta di un terrore talmente insito nella mente della persona, che diventa necessario seguire una terapia somato-emozionale per riuscire ad uscirne. 

Il più delle volte però, è sufficiente riuscire ad accettare il fatto che tutta la vita è un grande mistero, e che niente si può tenere davvero sotto controllo. L’amore è un desiderio che risiede nel cuore di ogni essere umano, e l’accettazione di una possibile fine purtroppo è sempre da mettere in conto. 

Lasciarsi andare, aprirsi completamente ad un’altra persona, lasciare che questa conosca ogni parte della propria vita e concederle la massima fiducia. Amare e lasciarsi amare è una delle cose più difficili che si possano fare. 

Qualcuno una volta ha detto: “L’amore è dare a una persona la possibilità di distruggerti, ma confidare nel fatto che non lo faccia.

E questo è vero. L’amore è un rischio, e la paura è sempre presente. Ma la verità è che tutta la vita è fatta solo di rischi. E chi non osa per timore di perdere, ha già perso in partenza. Il modo migliore per superare la paura è convincersi del fatto che comunque ne varrà la pena. Anche soffrendo, anche perdendo.

Un saggio disse: « rinunciare ad amare per paura di soffrire e come rinunciare a vivere per paura di morire ».

Foto di Daniel Borker da Pixabay

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La nascita è il primo trauma della vita

La nascita è il primo trauma della vita

La nascita è il primo trauma della vita. Al momento del parto la potenza delle contrazioni uterine sul cranio fetale non è sempre senza conseguenze.

Inoltre certe tecniche come l’utilizzo di forcipe, ventose o parto cesareo presentano degli effetti di costrizione supplementari sul cranio del neonato. Alla nascita il cranio del neonato è sciolto e malleabile ma il parto può essere causa  di tensioni intra craniche impercettibili da vedere.

Ed è per questo prudente e consigliabile effettuare una visita di controllo da un osteopata che possa riequilibrare queste tensioni permettendo ai vostri bambini il miglior sviluppo psicomotorio possibile senza costrizioni meccaniche.

Nascita, parto e bambini: la visita dall’osteopata

Un bambino nato con parto cesareo non avendo avuto il cranio modellato dalle pressioni uterine dovrebbe anch’esso effettuare questa visita di controllo.

Un parto può assolutamente essere senza conseguenze negative per il bambino. Ma a volte, delle tensioni invisibili presenti alla nascita e non trattate possono avere effetti più o meno evidenti. Come ad esempio rigurgiti, certi strabismi, agitazione iper attivismo, turbe del sonno otiti croniche.

Dopo questa visita di controllo è bene rivedere l’osteopata verso i sei mesi al momento che il vostro bambino passa in posizione seduta poi a un anno al momento in cui cammina.

Per quanto concerne i lattanti di meno di 6 mesi chiedete un certificato di non controindicazione al vostro pediatra prima di recarvi dall’osteopata.

In tutti i casi si può intervenire con manovre di liberazione fluidiche intra craniche ad ogni età. Questo produce una migliore circolazione del liquido cefalo rachidiano con effetti benefici estesi a  tutto l’organismo.

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Depressione post-partum: la guida completa

Depressione post-partum: la guida completa

Oggi parliamo di depressione Post Partum e dei rimedi che l’Osteofluidica offre per questo stato d’animo.

La maternità è una delle gioie più grandi per una donna, eppure in molti casi, nei primi tempi dopo il parto la neo mamma prova una profonda tristezza con crisi di pianto improvvise, senza ragioni specifiche.
Se la crisi è tollerabile e si risolve nell’arco di circa un paio di settimane, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Si tratta di una reazione dell’organismo femminile determinata dal forte stress psicofisico associato al parto e dallo stravolgimento ormonale che esso comporta.
Di seguito cause, sintomi e trattamenti per sconfiggere la depressione post-partum.

Depressione post-partum: quando si verifica

Si può parlare di depressione post partum dopo un periodo di tempo variabile da un mese a un anno dal parto. Di solito, ciò si verifica in donne che già hanno sperimentato uno o più episodi di depressione in precedenza o che sono familiarmente predisposte a soffrirne senza saperlo.

La depressione nel post-partum, anche se si manifesta in forma lieve o moderata, non deve mai essere trascurata perché, oltre a creare un serio disagio psicofisico alla mamma, può interferire anche con le possibilità di accudimento del bambino.

Se ci si accorge di essere particolarmente giù di tono, angosciate o non all’altezza del proprio ruolo di madre, di ritrovarsi a piangere spesso senza motivo, dormire male, mangiare troppo o troppo poco e avere costantemente pensieri negativi è importante segnalare il problema.

I fattori di rischio e i primi sintomi

Ecco i fattori che possono aumentare il rischio di depressione nel post-partum:

  • aver sofferto periodi depressivi in precedenza;
  • presenza di caratteristiche della personalità, predisponenti alla depressione;
  • comparsa di pensieri negativi o circolari durante la gravidanza;
  • soffrire di sindrome premestruale intensa;
  • sintomi e diagnosi della depressione post-partum.
I sintomi depressivi della depressione post partum sono sostanzialmente gli stessi della depressione poiché si tratta a tutti gli effetti del medesimo problema. Con l’unica particolarità che in questo caso è la nascita del bambino ad agire da evento scatenante.
Questo periodo è caratterizzato da:
  • umore depresso per gran parte della giornata, non motivato da ragioni specifiche gravi;
  • significativo calo di interesse nelle attività abituali e incapacità di trarre piacere da circostanze o
  • situazioni di norma stimolanti e gradevoli;
  • diminuzione o aumento significativi dell’appetito, spesso associati a notevole perdita o aumento di
  • peso (oltre 5 kg), non giustificati da diete o problematiche specifiche;
  • difficoltà ad addormentarsi o a dormire un numero sufficiente di ore (risvegli ripetuti durante la notte o all’alba);
  • aumento del bisogno di dormire, anche durante il giorno;
  • sensazione di agitazione e ansia o, al contrario, rallentamento dei movimenti e dei riflessi;
  • facile affaticabilità e/o mancanza di energia non giustificata.
Per poter affermare di essere di fronte a una depressione nel post-partum, i sintomi citati devono comparire a distanza di 1-12 mesi dalla nascita del bambino.
Devono inoltre essere di intensità tale da interferire con le attività quotidiane e non essere legati a patologie specifiche e ad altri fattori esterni. Citiamo ad esempio un lutto o altro evento traumatico recente, assunzione di droghe o farmaci e così via.

La visione osteofluidica della depressione post-partum

La depressione post partum  può essere causata anche dal il comportamento tenuto dal padre e dalla sua presenza se è stato presente e vicino oppure assente e distratto. Se la gravidanza è stata desiderata da entrambi oppure è stato un “incidente di percorso” oppure se è stata una gravidanza serena con l’appoggio della famiglia e dei conoscenti.
La gravidanza è’ stata di tempi regolari , prematura, posticipata, travagliata?
Sono successe cose spiacevoli durante la gravidanza come lutti, abbandoni, minacce di aborto, aggressioni o cadute, incidenti di vario tipo, domestici, stradali?
Queste variabili fanno si che il vissuto biologico della persona possa creare un primo livello “di sicurezza” con il bloccaggio della circolazione fluidica per cause legate ad una “gestione emotiva mammifera” da stress.
Successivamente possono attivarsi altri livelli di organizzazione fluidica di “chiusura” supplementare atti a garantire il mantenimento del livello minimo di sicurezza.
Questa fase di sopravvivenza fa vivere il quotidiano in automatico porta la persona a sentirsi privata di progettualità e creatività. Tendenzialmente eventi traumatici, psico fisico emozionali, i vissuti dalla persona, permettono alla biologia del soggetto, se trattati osteofluidicamente, di poter ritrovare il proprio dinamismo.
Interrotto per far fronte agli eventi stressanti del passato, consentendo alla persona una apertura ad una visione retrospettiva, per riconsiderare l’evento vissuto da una prospettiva più integrata ed evolutiva.
Consentendo così di rilasciare lo stress somatizzato localizzato e armonizzare l’Essere nella sua unità.

Il trattamento osteofluidico

Soltanto con una visione integrata e fluida il tutto può tornare a scorrere, i problemi possono sciogliersi e le azioni diventare coerenti con il proprio sentito.
La depressione baby blue è una possibilità, una risorsa, non è uno stato di cose negative a prescindere. Anzi è uno stato d’animo umano e condivisibile, individuale non standardizzabile farmacologicamente, specifico personale, unico.
Tutto è in ipo, non ci sono prospettive piacevoli, un senso di avvilimento o la sensazione di trovarsi in un tunnel senza vedere luce in fondo, oppure di poter cadere in un precipizio imminentemente al primo passo falso.
Una seduta osteofluidica di ripristino della circolazione del fluido cefalorachidiano (MRP movimento respiratorio primario), interrotto nel suo dinamismo pulsatile di 12/14 battiti longitudinali da più fattori di stress, è indicato subito dopo la gravidanza.
Servirà a normalizzare stati baby blue anche per verificare la struttura del bacino o per liberare la cicatrice del parto cesareo se non trattata precedentemente.

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