Anima Gemella: il Karma d’amore – [Parte 1]

Anima Gemella: il Karma d’amore – [Parte 1]

L’Anima Gemella (AG) esiste e molti hanno la fortuna di incontrarla. Tutti possono incontrarla, almeno una volta nella vita.

Dico “almeno una volta nella vita” non solo perché se siete bravi e vi applicate è auspicabile che riusciate a farvi dare un secondo appuntamento, ma anche perché di fatto ne esiste più di una. Esiste un ‘corpus’, un insieme di anime gemelle, tutte sorelle, appartenenti alla stessa famiglia animica.

L’AG è un’entità che presenta una frequenza vibrazionale identica alla nostra che dimora in un corpo energetico diverso dal nostro.

Ognuno di noi emette però innumerevoli frequenze vibratorie diverse, quanti sono gli aspetti della sua personalità e quanti sono i suoi centri di energia normalmente attivi (chakra).

Per ciascuna di esse esiste un individuo incarnato, maschile o femminile, di identica vibrazione all’esterno di noi che, in assenza di blocchi e ad un livello evolutivo sufficientemente alto, noi naturalmente attiriamo.

Anima Gemella e rapporto karmico

Generalmente con le nostre AG abbiamo un profondo e ricco rapporto karmico che conferisce alla relazione una precisa coloritura e precise problematiche, il cui scioglimento determinerà per entrambi una profonda presa di coscienza evolutiva, che riguarderà in particolare il chakra in questione.

Il rapporto karmico non è necessario, si può incontrare anche un’AG per la prima volta, vivere con lei una sola vita.

In ogni caso ogni incontro stimolerà in entrambe lo sviluppo e la realizzazione del chakra interessato: a livello di quel chakra ognuno è specchio e modello, compensazione per l’altro, insieme punto di partenza e punto di arrivo, analogia e soluzione.

Il karma d’amore

Il karma d’amore e la vera problematica d’amore la si tocca con l’AG del chakra del cuore, colui che si abbevera al vostro cuore (o viceversa, se siete più fortunati!) e che sentite parte del vostro cuore fisico e spirituale.

La fonte dello scambio energetico, il livello di comunicazione e di intesa, la sede del legame è il cuore. La vera AG è quella che risiede al cuore.

Ai chakra inferiori si risolvono le questioni di integrità della persona, la solidità e la compiutezza delle funzioni primarie, ai livelli superiori sono interessate la creatività e la conoscenza.

Il cuore è il centro energetico del nostro essere (tre chakra sotto, tre sopra) e l’amore l’unica forza che può muovere le montagne. Il coinvolgimento amoroso è l’espediente evolutivo più potente per darci la forza e la motivazione di scalare e andare oltre la nostra ‘montagna karmica’, la nostra ferita e il nostro blocco più grande di cui l’AG è insieme specchio e soluzione, rappresenta il punto di partenza e punto di arrivo.

Ogni AG presenta una distribuzione energetica simile alla nostra ma quella della nostra AG del cuore sarà molto più precisamente speculare e nella risoluzione del rapporto con lei si dischiuderanno per entrambi le vie di liberazione del karma.

Non si tratta di un’ascesa mistica, ma di un incarnare se stessi e la realizzazione del proprio percorso, l’obiettivo del nostro karma, sotto lo stimolo e il modello dell’altra persona.

In realtà noi siamo circondati da potenziali coprotagonisti di esperienze affettive ed erotiche che si situano su vari livelli di coinvolgimento animico.

FINE PRIMA PARTE

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Ci ritroveremo Domenica prossima con la seconda puntata della nostra rubrica “Anima Gemella: una questione di vibrazioni”.

Parleremo di amori evolutivi, accidentali, che non avvengono per necessità, ma per scelta.

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Dolori mestruali: controllali con l’Osteofluidica

Dolori mestruali: controllali con l’Osteofluidica

L’Osteofluidica può aiutare molto in caso di dolori mestruali. Le metodiche di questa disciplina possono essere utili in casi di amenorrea, dismenorrea,  o comunque turbe dell’apparato riproduttivo.

Molto spesso  le tossine che sono contenute all’interno di un muscolo (l’ileo psoas), sono una concausa responsabile.

L’ileo psoas è infatti un muscolo molto particolare che trasporta numerose tossine e scorie. Questo muscolo, irrigidendosi o contraendosi, è in grado di creare dolorabilità veramente molto fastidiosa se non addirittura invalidante.

Il lavoro manuale di normalizzazione permette di decontrarre questo muscolo ileo psoas.

La sua liberazione è molto importante per tutte le problematiche di tipo ginecologico come dismenorrea, quindi in caso di ritardo, non regolarità del ciclo, o dolorabilità ricorrente ad ogni periodo mestruale.

Se ti interessano i trattamenti di Osteofluidica, leggi anche “Colpo di Frusta: cos’è cause e rimedi”.

Dolori mestruali: la liberazione del muscolo psoas

Questo tipo di lavoro manuale ed energetico  permette di detossinare e rilasciare gli effetti nocivi che il muscolo interno proietta sulle muscolatura fasciale adiacente.
Alla persona trattata invece, permette di poter prendere “coscienza” della liberazione che ne deriva e che lo interessa.

La cosa più facile per poter far prendere coscienza di quanto sia necessaria e importante questa detossinazione, è quella di eseguire un test kisesiologico.

Il test inizia con il sollevamento di una gamba, e la conseguente verifica della “ resistenza ” dei muscoli adduttori attraverso una leggera spinta obliqua. Se la gamba non tiene al test di resistenza significa che è necessario intervenire.

Lo psoas è un muscolo che ha un inserzione posteriore prossimale che parte dalla decima-undicesima vertebra dorsale e si proietta anteriormente attraversando la linea mediana del corpo fino al pavimento pelvico.

Le modalità

E’ possibile liberare il muscolo utilizzando tre modalità, di cui una di tipo più kinesiologica (classica) con una modalità fluidica in tre dimensioni.

Questa, permette di far sentire la pulsazione longitudinale che dovrebbe partire e passare proprio dal muscolo psoas. Si tratta quindi di una normalizzazione di tipo kinesiologica.

Quella che invece consiglia Fabio Rizzo, insegna e predilige è di tipo omeopatico informativo. Per cui non sarà più necessario fare il movimento in se stesso ma basterà posizionarsi sul muscolo, nella giusta posizione prossimale e distale della sua conformazione fisiologica, e infine chiedere al corpo di auto liberarsi.

Questo è il massimo movimento espressivo che è possibile fare e che risulta fra l’altro già ampiamente sufficiente e risolutivo. E l’organismo andrà ad eseguire questa auto liberazione in completa autonomia, in maniera progressiva.

A questo punto si dovrà eseguire il test di confronto per verificare l’efficacia dell’operazione svolta. Questo avviene attraverso un nuovo test kinesiologico di conferma di tenuta muscolare.

Infine, un terzo caso di intervento può essere necessario in caso di cronicità della tensione mediante uno stretching da eseguirsi sotto controllo di fasi respiratorie, per meglio poter allungare e distendere questo particolarissimo il muscolo.

Foto di Anastasia Gepp da Pixabay

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Falsa gamba corta: ce ne parla Fabio Rizzo

Falsa gamba corta: ce ne parla Fabio Rizzo

Forse non tutti sanno che la vera gamba corta anatomica si riscontra in un rapporto  1 su 10. Per le altre 9 si tratta invece di una falsa gambe corta prodotta da tensioni muscolari e viscerali nella zona del bacino.

Le tensioni muscolari e viscerali se non neutralizzate obbligano il sistema muscolo scheletrico ad un equilibrio adattativo perturbando in tal modo la struttura.

Normalmente per trovare una soluzione ci si rivolge quindi ad un ortopedico, o anche  ad un odontoiatra specialista in gnatologia, ma in entrambi i casi la soluzione più probabile che emergerà sarà di tipo fisso. Potrebbe essere un rialzo da posizionare sotto la gamba più corta (soletta) oppure un Bite da posizionare in bocca alcune ore durante il giorno oppure la notte.

Questi  ausili, in realtà, è come se ponessero le persone nelle condizioni di portare una stampella. E questa stampella non è affatto utile per la soluzione del problema.

Se ti interessano i trattamenti di Osteofluidica Cranio Sacrale, leggi anche “Il linguaggio dei fluidi: l’ascolto tattile”.

Di seguito il punto di vista di Fabio Rizzo sulla falsa gamba corta.

Falsa gamba corta: i casi

Per osservare se una gamba corta è una vera gamba corta, la cosa importante è che la asimmetria sia più elevata di  1 cm e mezzo di distanza.

Entro i 5 mm non la si prende nemmeno in considerazione. Da 5 mm a 1,5 cm può invece rappresentare una gamba corta reale.

4 i casi di gamba corta:

  • Il primo caso si verifica quando i due malleoli tibiali sono pari quando la gamba è in estensione, mentre quando va in flessione una delle due gambe risulta più corta;
  • Il secondo caso si verifica quando una gamba è più corta quando è estesa, mentre quando si esegue la flessione resta più corta (sospetto di vera gamba corta anatomica);
  • Il terzo caso si verifica quando una gamba da estesa risulta essere più corta e in flessione invece diventa uguale;
  • Il quarto caso si verifica invece quando una gamba piu corta (estesa) in flessione diventi più lunga.

I tipi di normalizzazione

Ci sono due tipi di normalizzazione differenti. Per quanto riguarda gli allungamenti si farà un lavoro di rilancio della iliaca omologa della gamba che risulta essere corta. Si tratta di una normalizzazione delle tensioni del bacino, eseguibili attraverso una anteriorizzazione dell’iliaca omolaterale.

Quando invece i due casi sono quelli di un accorciamento tipo “corta resta corta” o “uguale diventa corta”, la correzione sarà eseguita tramite un thrust fluidico vertebrale sull’apofisi trasversa di L-4 opposta alla gamba in lesione.

Per cui se la gamba corta è a sinistra, l’apofisi trasversa da correggere (attraverso quello che si chiama un thrust fluidico o “pop” vertebrale), sarà da effettuare sulla L-4 contro laterale.

Questa fa ritornare l’apofisi trasversa di L-4 pulsatile, e la correzione si può verificare istantaneamente con la comparazione dei 2 malleoli.

I riferimenti anatomici da considerare sono i malleoli tibiali, la cui comparazione evidenzia la presenza di una differenza di lunghezza degli arti inferiori.

Solo l’appoggio digitale contro-malleolare, e successivamente la flessione, verificherà se la correzione sia stata effettuata efficacemente.

Foto di falco da Pixabay

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Il linguaggio dei fluidi: l’ascolto tattile

Il linguaggio dei fluidi: l’ascolto tattile

L’ascolto attivo è “Conditio Sine Qua Non” per dialogare con il linguaggio dei fluidi! Ovviamente si sta parlando di ascolto tattile, non acustico come si potrebbe superficialmente credere. Esistono due tipi di ascolto tattile: ascolto passivo ed ascolto attivo.

Fabio Rizzo,  ci ha fornito il proprio punto di vista riguardo i due tipi di ascolto. Di seguito un approfondimento sul linguaggio dei fluidi e le differenze tra ascolto attivo e ascolto passivo.

Se ti interessa l’Osteofluidica Cranio Sacrale, ti invitiamo a leggere anche: “Osteofluidica Cranio Sacrale: scacco matto allo stress!”.

Linguaggio dei fluidi: ascolto attivo e passivo

Un’ascolto attivo si differenzia da un’ascolto passivo proprio per il tipo di attenzione che si introduce nel contatto.

Se si appoggia una mano su una parte del corpo in modo intenzionale a ricevere una risposta codificata (sapendo qual è il moto dei fluidi che animano il corpo), il corpo è in grado di potermi far riscontrare questo micro movimento. Si parla di micro motilità, non di mobilità.

La motilità è un movimento spontaneo e animato da questa pulsazione fluidica. Vado a contatto con la parte del corpo e sento se il corpo mi può far vedere questo dinamismo. Se non può farmelo vedere vuol dire che è in lesione. E questo è un ascolto attivo.

Se io, per contro, appoggio la mano a contatto con il corpo e aspetto una risposta indifferenziata cioè senza precisazione intenzionale di conoscere la eventuale libertà o meno del moto dei fluidi, al massimo potrò ricevere informazioni sulla pulsazione cardiaca o termica oppure respiratoria di quella zona , questo è un ascolto passivo.

In questo caso il corpo non mi può dare nessun tipo di informazione fluidica perché se “aspetto” introduco una “attesa” e quindi una rigidità.

Conclusioni

Saper differenziare l’ascolto attivo dall’ascolto passivo quando si interviene in Osteofluidica Cranio Sacrale e fondamentale!

Quando ci si trova per la prima volta davanti ad un organismo che ci mostra la sua ritrovata libertà respiratoria primaria, contemporaneamente ci ritroviamo immersi nell’apertura ad una realtà sensibile quasi impercettibile.

Disporre di uno strumento tattile per poter indagare la presenza o meno della motilità ritmica, in precisi siti di sofferenza corporale permette di intervenire con micromovimenti di rilancio e ripristino della dinamica respiratoria primaria.

Alcune lezioni del Master in Osteofluidica Cranio Sacrale (tenuto da Fabio Rizzo) si concentrano proprio su queste tecniche.

Vi invitiamo ad attendere fino a domani per la pubblicazione del video informativo sull’ascolto attivo e passivo, in cui troverete spiegazioni e dimostrazioni pratiche effettuate da Fabio Rizzo.

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Cervello Umano: ecco 5 cose che non sapevi!

Cervello Umano: ecco 5 cose che non sapevi!

Il cervello umano è senza dubbio uno degli organi più interessanti e misteriosi del nostro corpo. Capace di “impartire ordini” a tutte le parti del corpo, è proprio dal cervello che partono infatti la maggior parte delle attività del nostro corpo.

E’ un organo pieno di segreti, e spesso nemmeno noi siamo a conoscenza delle sue enormi potenzialità. Se ti interessa l’argomento, ti invitiamo a leggere anche: “Coscienza Collettiva e Menti Interconnesse”.

Di seguito 5 curiosità che non sapevi sul cervello umano.

Cervello umano: potenza ed energia

Il cervello umano è un mix di potenza ed energia, basti pensare che da “sveglio” produce abbastanza energia da alimentare una lampadina da 30-35 Watt. Incredibile.

Occhio però che mantenere il cervello attivo comporta anche maggiore dispendio energetico per il vostro corpo. Si stima che quest’organo “consumi” tra il 15 ed il 25% dell’ossigeno e glucosio presente nel sangue. Insomma potente si, ma anche dispendioso!

Cervello Umano: installare falsi ricordi

Come può accadere per un normale PC, anche nel cervello umano è possibile “installare” (o meglio impiantare) falsi ricordi. Quest’organo è in grado poi di conservare il ricordo anche se effettivamente risulta falso o non vissuto.

Questo può accadere principalmente nel sonno, durante la fase REM. Secondo la Scienza infatti, c’è una stretta correlazione tra la fase REM ed il consolidamento della memoria, anche l’apprendimento risulta più efficace durante il sonno.

Il cervello non dorme mai e non smette mai di funzionare, durante il sonno l’attività cerebrale raggiunge i picchi massimi.

Quanti dati può immagazzinare un cervello?

Se il cervello è quindi simile all’hard disk di un PC, ci sarà sicuramente un limite massimo per immagazzinare i dati. Dopodichè non sarà più possibile farlo.

Beh, questo non può accadere con il cervello umano perché la sua “capienza” (per noi) è illimitata. Nel senso che è così capiente che non basterebbe una vita per riempirlo tutto.

Secondo alcuni studi condotti sul tema, il cervello è composto da circa 1 miliardo di neuroni collegati tra loro da ulteriori mille miliardi di connessioni. Potremmo considerare ogni neurone come un singolo hard disk.

Secondo lo stesso studio, la capacità del cervello potrebbe aggirarsi intorno a 2,5 pentabyte! Praticamente potrebbe ricordare tutto quello che avete visto in tv negli ultimi… 300 anni!

Nessun dolore

Non si potrà mai sentire dolore al cervello. Un dolore o un fastidio potrebbe essere “avviato” proprio da quest’organo (anzo molto probabile), ma non potremmo sentire mai dolore al cervello.

Questo perché non sono presenti recettori del dolore. Cosa che rende possibile anche le operazioni chirurgiche al cervello da svegli, senza far sentire alcun tipo di dolore al paziente che si sta operando.

Il cervello va allenato!

Ebbene si, il cervello va allenato. E’ possibile migliorare notevolmente (durante la vita) le proprie capacità mnemoniche e di aumentare il volume delle cellule nervose. Potrete addirittura provocare cambi strutturali nell’encefalo.

Per migliorare le prestazioni mentali vi basterà tenere la mente allenata con giochi di logica, enigmi, problemi da risolvere e simili. Anche fare attività all’aperto giova moltissimo al cervello.

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